giovedì 14 agosto 2014

Un giorno a casa di Giulietta, tanto amore ma poco rispetto.

Una domenica di agosto mi ritrovai in quel di Verona e, in attesa dello spettacolo AIDA che si sarebbe tenuto presso l'Arena quella stessa sera, decisi di avventurarmi tra le viuzze del centro storico.
La vocazione turistica della città si sentì da subito, turisti ovunque ci si girava! Chi alla ricerca dell'affare grazie al periodo dei saldi, chi pronto a degustare prelibatezze italiane e chi ancor oggi interessato alla cultura del nostro Bel Paese.
Ed ecco che faccio capolino dinanzi al portone che da accesso all'ormai famosissima Casa di Giulietta; chi non conosce la romanticissima storia di Romeo e Giulietta?! Opera tradotta in quasi tutte le lingue esistenti e rappresentata e reinterpretata nei più grandi e rinnomati teatri del mondo.
Non mi ha stupito poi molto trovare una folla di persone che entrava ed usciva, dopotutto la si può considerare uno dei luoghi "MUST" da visitare a Verona.
 
Ciò che mi ha sconcertato è che quel romanticismo, di cui ne è testimonianza l'intera opera, viene ucciso crudelmente proprio in quel luogo ove l'amore tra i due nacque.
 
Sin dall'ingresso ci si trova spaesati ed inorriditi dalle numerose scritte con pennarelli indelebili sui muri, anche aldilà della "PARETE BIANCA", zona "concessa" per le scritte. Un vero e proprio imbrattamento che non condivido. Alle scritte si aggiungono i numerosi cerotti per ferite applicati al muro; lo vorrei interpretare in chiave romantica "un cerotto che guarisce ogni ferita d'amore" ma tutto l'ensemble urta sinceramente la mia vista.
Camminando lungo il portone si palesa un cono gelato rovesciato e abbandonato accanto a fogli di giornale; proseguendo nel cortile mi avvicino ai pannelli per avere qualche informazione storica in più sul luogo e scopro che questi sono stati scambiati per dei cestini adagiandovi cartacce e bottigliette di plastica.
 
Verso la fine della mia lettura, delle urla catturano la mia attenzione; mi volto e mi trovo ad assistere alla scena in cui un ragazzo (non vorrei utilizzare stereotipi ma..) cerca di trovare la posa giusta per riuscire a farsi fotografare dagli amici e dal resto dei turisti che lo circondano in atteggiamento erotico con entrambe i seni della statua di Giulietta. 

Ovviamente l'interpretazione di tale scena potrebbe assumere diverse "sfumature" a seconda di quanto ci si possa sentire urtati, è soggettivo; non voglio dare nessun giustizio, a voi l'analisi di quanto accaduto.
 
Decido di distogliere gli occhi da tale scena ed il mio sguardo viene catturato da quel turbinio di colori: viola, azzurro, giallo, verde, lilla, fucsia, oro,... un intero cancello massiccio, sembra dell'epoca, ricoperto da lucchetti d'amore, è quello che definisco il Moccia' Style, visto che il boom di questo gesto d'amore si è avuto proprio con il libro "tre metri sopra il cielo" dell'omonimo scrittore. Positivo o negativo?! Imbrattamento e decoro?! Innumerevoli parole sono state spese per questo argomento, di certo non voglio dilungarmi a tal proposito.

Infine alzo lo sguardo e vedo il celeberrimo balcone; senza alcuna scritta, senza alcun lucchetto, ancora oggi nella sua semplice e splendida forma, testimone di un amore vero, puro e intenso.


 

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